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Aderite all'anagrafe anticomunista. Ecco la nostra risposta alla farsa antifascista

Marcello Veneziani
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Italiani, aderite compatti all'anagrafe nazionale anticomunista. Diventate cittadini onorari di Fiume e di Porzus, dell'Istria e della Dalmazia, del Triangolo rosso dell'Emilia e di mille altri luoghi in cui il comunismo ha lasciato vittime. Diventate cittadini onorari dei tanti luoghi in cui le Brigate rosse e le altre formazioni terroristiche hanno ucciso borghesi e proletari, ragazzi e militanti di destra, magistrati e politici, giornalisti, professori e casalinghe nel nome del comunismo. E mi limito all'Italia perché se dovessimo prendere la cittadinanza onoraria di tutti i luoghi della terra in cui il comunismo ha calpestato la vita, i popoli, la libertà e la dignità umana, allora dovremmo diventare cittadini di mezzo mondo, di tre continenti e di non so quanti Paesi oppressi dalla bandiera rossa. L'iniziativa de Il Tempo di indire l'anagrafe nazionale anticomunista è una risposta in rima a Renzi e a tutta la processione antifascista che in pieno 2018, anzi in pieno carnevale elettorale, ha deciso questa grande festa in maschera: l'anagrafe nazionale antifascista, dove tutta la sinistra fa a gara a mostrare il suo volto eroico di sfidare un regime che è morto da più di settant'anni. “Vile, tu uccidi un uomo morto”, diceva Ferrucci a Maramaldo; una tragedia storica che poi mutò in farsa, nel teatrino dei Pupi. Esattamente come sta accadendo con l'antifascismo riesumato al tempo di Pinocchietto Renzi. L'antifascismo ai tempi del fascismo fu una cosa seria, coraggiosa, rispettabile. L'antifascismo 80 anni dopo il fascismo, è un caso patologico di psicosi indotta, è vilipendio di cadavere, è sfruttamento di morti per mantenere il potere... E' ridicolo e patetico che il rottamatore dei padri sia diventato poi il restauratore dei nonni; e abbia liquidato la vecchia sinistra per attaccarsi al vecchissimo antifascismo formato Anpi. O partigiano, portali via... Perché invece un'anagrafe nazionale anticomunista? Perché il comunismo è il regime totalitario che ha mietuto più vittime di tutti i tempi, in più paesi e in tempi diversi, e con due particolarità efferate: ha ucciso di più in tempo di pace che in tempo di guerra e ha fatto strage soprattutto di connazionali. E ancora. Perché è il regime totalitario che ha retto sul terrore poliziesco e sulla cancellazione di ogni realtà al di fuori del comunismo: nessuno spazio per la religione, per il capitale, per la proprietà privata, per le tradizioni nazionali che restavano in piedi perfino sotto il nazismo. Perché il comunismo è il regime totalitario più vicino al nostro tempo, rimosso pochi anni fa in Unione Sovietica ma ancora imperante nel paese più popoloso del mondo, la Cina. Perché l'ultimo dittatore che è morto non è Mussolini o Hitler, e nemmeno Franco o Pinochet, ma il comunista Fidel Castro. Perché il comunismo è stato una tragedia ovunque abbia governato, senza eccezioni, a dimostrazione che il difetto non era nel singolo regime o dittatore, Stalin, Mao o PolPot, ma nel manico, cioè nel dna del comunismo stesso, nella sua teoria prima ancora che nella sua prassi. Iscrivetevi all'anagrafe nazionale anticomunista anche per celebrare lo scampato pericolo: quest'anno è il settantesimo anniversario del '48, l'anno in cui l'Italia evitò di diventare una Repubblica Comunista Sovietica con la vittoria del Fronte popolare degli staliniani di casa nostra. Fatelo da patrioti e da europei, da cattolici e da ebrei, da borghesi e da contadini, da missini e da democristiani, da liberali e da socialdemocratici, da monarchici e perfino da anarchici (che furono vittime del comunismo più di ogni altro regime, dalla Spagna alla Russia). Ricordate pure a tutte le femministe che celebrano il voto delle donne, che alle prime elezioni politiche le donne furono determinanti per battere il comunismo e far vincere lo scudo crociato, la libertà, l'Occidente (lo dice uno che non è né democristiano né filoamericano). Se leggete il testo che sottoscrivono per assumere la cittadinanza antifascista, vi accorgerete che mutando le parole antifasciste in parole anticomuniste, il discorso fila perfino meglio. Tra i vari demeriti che ha questa iniziativa della sinistra italiana per campare sull'antifascismo al tempo delle elezioni (lo ripeto, l'antifascismo è l'ultimo rifugio dei farabutti) ce n'è uno che mi preme ricordare: costringe tutti a una regressione stupida e grottesca al passato più truce. Costringe gente come me a disotterrare il comunismo; ero uno che non si definiva più anticomunista da una vita - perché si è anti qualcosa in presenza del qualcosa, non in assenza o in memoria – uno che amava dialogare con tutti, comunisti inclusi, uno che distingueva tra l'errore da condannare e gli erranti con cui dialogare, uno che aveva stima e considerazione di gente che si è professata comunista, perché l'ideologia e il giudizio storico-politico non deve mai offuscare la verità dei fatti, il riconoscimento dei meriti, e il rispetto delle persone. E invece, grazie alle comiche finali di questi antifascisti ai saldi, a caccia dell'ultimo voto tramite l'ultimo veto, siamo costretti a tirar fuori dalle soffitte gli arsenali antiquati dell'anticomunismo, le vignette di Guareschi sui trinariciuti, Dio che ti vede nell'urna e l'Anpi no, le Madonne piangenti e i morti ammazzati, e tutto il vintage, il reliquiario del passato. Il comunismo non passerà, zazà.

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