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De Vito era un corrotto o solo un trafficone?

Lette tutte le carte che accompagnano l'arresto di Marcello De Vito, presidente del Consiglio comunale di Roma e già consigliere comunale M5s all'epoca di Ignazio Marino, il dubbio sul suo comportamento resta aperto. Si trattava di un semplice e maldestro trafficone, o di un vero e proprio corrotto come sostiene la procura e certifica l'ordinanza del gip romano? Il dubbio alla fine resta e potrebbe avere qualche chance la linea di difesa degli imputati, secondo cui i pagamenti e gli accordi di pagamento degli imprenditori interessati allo stadio di Roma o ai mercati generali e ad altre opere fossero a saldo di consulenze legali e societarie effettuate. I contratti ci sono, le e-mail di incarico pure e nei casi degli incarichi in corso c'erano anticipazioni di spese e l'intesa formale del pagamento di un sostanzioso "success fee" se le cose fossero andate in porto. Non c'è invece la pistola fumante del passaggio diretto di una bustarella. Ci sono diversità fra i casi che vedono al centro Luca Parnasi, Giuseppe Statuto e Pierluigi Toti, ma dalla intercettazioni ambientali sappiamo una cosa. Fu De Vito a suggerire a Parnasi di prendere come intermediario lo studio legale del suo ex socio Camillo Mezzacapo, e questo certo non è elegante ed è avvenuto in evidente conflitto di interesse. Quegli imprenditori usano Mezzacapo e se lo dicono fra loro perché fa piacere a De Vito, che è un potente M5s, ma anche perché viene detto loro che quello studio legale è proprio "del M5s". Non importa che sia vero o falso: lo fanno perché sono sicuri così di avere una corsia preferenziale con la giunta di Virginia Raggi, e non a caso paragonano il rapporto con Mezzacapo con quello che hanno instaurato con un alltro legale che gli apriva le porte dell'amministrazione di Roma: Luca Lanzalone. Grazie a questi avvocati gli imprenditori si dicevano fra loro di avere trovato il passpartout per avere in mano l'amministrazione Raggi. Poi Roma è fatta così, e di chiacchiera in chiacchiera, di voce in voce c'era chi diceva di avere in mano il M5s e chi poi traduceva che dalla giunta Raggi erano in grado di ottenere ormai qualsiasi cosa. Non devi dare nemmeno un centimetro di spago, altrimenti prima ti prendono un metro e poi un km. Il fatto però è che se negli altri casi le cose non erano andate ancora in porto, per lo stadio Parnasi aveva ottenuto quel che aveva voluto grazie a Mezzacapo e a De Vito. E ha pagato secondo la difesa una consulenza, secondo i pm una tangente travestita. Se fosse vero quello che sostengono i magistrati però è ovvio che De Vito non può essere la sola mela marcia fra i M5s. Perché lui poteva promettere anche mari e monti agli imprenditori, ma per mantenere quelle promesse (come in un caso è stato, è infatti è stato pagato) non bastava il suo impegno: aveva bisogno di una sponda o nella giunta (che facesse proprie le cose e quindi le facesse passare convincendo gli altri), o addirittura nella metà più uno del consiglio comunale...

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